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17 giugno 2020
Prosegue a maggio il crollo del mercato europeo (-57%). Quasi 3 milioni di immatricolazioni perse nei primi 5 mesi dell'anno
Approvati nelle ultime settimane massicci piani di sostegno al settore automotive in Francia (€ 8 miliardi) e Germania (€ 4,5 miliardi). In Spagna il Governo ha appena presentato un piano da € 3,75 miliardi, mentre in UK si discutono i dettagli del programma governativo. Resta assordante il silenzio delle istituzioni italiane.
Prosegue a maggio la caduta del mercato auto europeo per la crisi da COVID-19, con una contrazione del 57%. La débâcle non risparmia nessun canale e nessun Paese.
Secondo i dati diffusi oggi dall’ACEA, l’Associazione dei Costruttori Europei, a maggio le immatricolazioni di autovetture nuove nell’area EU+EFTA+UK sono state pari a 623.812 unità, contro le 1.444.173 di maggio 2019, con una perdita di oltre 820.000 unità. I primi 5 mesi chiudono quindi con una diminuzione del 43%, a 3.969.714 unità vendute contro le 6.936.184 dello stesso periodo dell’anno scorso.
Tutti i mercati mostrano un segno negativo, dal -29% di Cipro al -89% del Regno Unito.
Tra i 5 Major Markets, dopo la maglia nera del Regno Unito, seguono Spagna (-73%) e, quasi allineate, Italia (-50%), Francia (-50%) e Germania (-49%). In tutti i Major Markets cresce la quota di mercato delle autovetture ricaricabili, ma resta enorme la distanza fra il 3,0-3,3% di Italia e Spagna e il 16,1% del Regno Unito, con Germania e Francia attestate su valori intermedi a 7,3-7,5%.
“Come previsto – commenta Andrea Cardinali, Direttore Generale dell’UNRAE, l’Associazione delle Case automobilistiche estere – i dati di ACEA certificano il proseguimento della caduta del mercato Europeo per il COVID-19, nonostante la ripartenza nel mese di maggio delle attività economiche in tutti i paesi. Purtroppo la mera riapertura delle concessionarie non basta a far ripartire la domanda: il potere di acquisto dei consumatori, già falcidiato dal lockdown per i lavoratori non garantiti, rimane depresso per tutti a causa dell’incertezza sul futuro e del regime ridotto (quasi nullo, in alcuni ambiti) al quale viaggiano ancora interi settori dell’economia. E la propensione delle aziende agli investimenti, in questa situazione, è quasi azzerata”.
“Nella gravissima crisi dell’industria automotive che accomuna tutta Europa – continua Cardinali – l’Italia si distingue dagli altri principali mercati per l’assenza di misure statali di sostegno alla domanda, nonostante l’insostituibile contributo della filiera automotive in termini di PIL, di occupazione e di gettito fiscale. Nelle ultime settimane, massicci piani di aiuto alla filiera automotive sono stati approvati in Francia (per € 8 miliardi) e Germania (per € 4,5 miliardi). L’altro ieri il Governo spagnolo ha presentato un ambizioso piano da € 3,75 miliardi. Nel frattempo anche il Governo britannico discute i dettagli di un proprio programma”.
“UNRAE – prosegue Cardinali - ribadisce l’assoluta necessità di un improcrastinabile intervento “verticale” da parte del Governo italiano, con provvedimenti specifici per il settore automotive che ne rilancino la domanda, anche per il ruolo ancora più centrale nella mobilità che l’auto avrà nell’era del distanziamento sociale”.
“Chiediamo incentivi - di natura transitoria - per una gamma di prodotti molto più ampia, e un allineamento - di carattere strutturale - del regime fiscale sull’auto a quello degli altri paesi europei, a partire dalla detrazione dell’IVA sulle auto aziendali al 100%: un gap, quest’ultimo, che penalizza le aziende di tutti i settori merceologici nella competizione internazionale”.
“Pensare - in questa situazione - di limitarsi ancora a sostenere la sola domanda di vetture elettriche pure e plug-in, che dopo un anno di incentivi rappresenta ancora una quota irrisoria del totale – afferma il Direttore Generale - vuol dire ignorare i meccanismi del mercato ma anche la situazione drammatica in cui versa il nostro vetusto parco circolante, nocivo per l’ambiente e pericoloso per la sicurezza dei cittadini. Un parco che non può oggi essere svecchiato senza ricorrere alle virtuose motorizzazioni Euro 6 di ultima generazione”.
“Le valorizza infatti il piano francese – spiega Cardinali - che addirittura incentiva l’usato, mentre quello tedesco può permettersi di escluderle per una lunga serie di motivi. Innanzitutto perché tutti i prodotti automotive beneficeranno per sei mesi di una riduzione generalizzata dell’IVA su beni e servizi (al 16% l’aliquota standard, contro il nostro 22%) che rilancerà i consumi con un investimento statale di ben 20 miliardi. Poi perché la situazione tedesca è senz’altro migliore della nostra, sotto il profilo sia del mercato (-35% nei primi 5 mesi dell’anno contro il -50%) che del circolante (già prima del Covid, quello italiano aveva un’età del 20% più elevata e un ritmo di rinnovo del 43% più lento rispetto a quello tedesco, che si giova di una quota di auto aziendali una volta e mezza più alta, grazie ad un fisco non ostile)”.
“Da ultimo, ma non per importanza – conclude Cardinali – la Germania ha avviato da tempo e con incisività, grazie a sostanziosi investimenti pubblici, il percorso della transizione energetica, iniziando doverosamente dalle infrastrutture, e oggi vanta una capillare rete di punti di ricarica pubblici (anche in autostrada) con densità più che tripla rispetto alla nostra: un prerequisito fondamentale perché le vetture ricaricabili si diffondano come prima auto nelle famiglie italiane”.
Germania – Maggio ancora nero: -49,5%. Speranze per il pacchetto di stimolo economico
Anche la Germania accusa gli effetti del Covid-19 e il mercato auto a maggio resta ancora debole nonostante la riapertura a fine aprile dei concessionari, segnando un -49,5% delle vendite rispetto a maggio 2019: 168.148 contro 332.962, il secondo peggior risultato dal 1991. Nei primi 5 mesi 2020 le immatricolazioni sono state 990.300, che significano una diminuzione del 35% e volumi più bassi dalla riunificazione della Germania. Calano anche gli ordini, che perdono il 46% a maggio e il 34% nel cumulato gennaio-maggio. Ritenuti indispensabili, gli impulsi al mercato potrebbero arrivare con le misure annunciate nel pacchetto di stimolo economico che promuove innovazione e ripresa economica, conducendo a un miglioramento della situazione nella seconda metà dell’anno. Gli acquisti dei privati a maggio sono stati 64.000 (-48%), registrati in calo anche nel cumulato (-36%). A maggio si sono registrate 5.578 immatricolazioni di auto elettriche (al 3,3% di quota grazie al +20,5%) e 22.844 di veicoli ibridi, al 13,6% di quota visto l’incremento del 18,3% delle vendite Nei primi 5 mesi, le vendite di autovetture diesel sono state il 32% del mercato, i benzina il 51%, le ibride il 13% e le elettriche il 3,7%.
Francia – In Francia dimezzate le vendite di auto nuove: -50,3%
La Francia conta la metà delle autovetture immatricolate rispetto a maggio dello scorso: nel mese delle prime riaperture, il mercato auto archivia 96.310 immatricolazioni di auto nuove, il 50,3% in meno rispetto allo scorso anno, quando se ne immatricolarono 193.948. Nei primi 5 mesi del 2020, quindi le vendite sono 481.986 contro le 935.478 dello stesso periodo dello scorso anno (-48,5%). Da segnalare nei 5 mesi il recupero delle ibride che raddoppiano la propria quota di mercato, passando dal 5,0% al 10,9%, così come le elettriche che guadagnano quasi 4 punti percentuali passando dall’1,8% al 6,5%. Perdono, invece, rappresentatività il benzina, che ora conta la metà delle immatricolazioni, e il diesel, che archivia quasi un terzo delle vendite complessive. Metà delle vendite totali dei 5 mesi 2020 è rappresentato dalle immatricolazioni di berline, il 39% dai SUV. Il Presidente Macron, infine, ha annunciato un piano da 8 miliardi di Euro per la ripresa del settore e per accelerare la transizione a veicoli elettriche e a guida autonoma.
Spagna – Nonostante le aperture, a maggio -73%. Necessarie infrastrutture per veicoli elettrificati
La progressiva riapertura dei concessionari dall’11 maggio non ha impedito che nel mese la Spagna registrasse un nuovo importante calo, benché meno pesante dei mesi precedenti: -72,7% con 34.337 vetture immatricolate. Per ritrovare tali volumi bisogna tornare a settembre 2012 quando le immatricolazioni furono 35.2148. Il canale che ha subito le peggiori conseguenze è quello del noleggio che ha registrato appena 2.332 unità (-93,2%) a causa delle limitazioni di movimento che hanno impedito alla Spagna di ricevere turisti. Leggermente migliori i risultati dei privati (-66%) e delle società (-63,7%). Nei 5 mesi, le immatricolazioni complessive sono state 257.202, il 54% in meno delle 561.930 dello stesso periodo dello scorso anno. Le associazioni di categoria accolgono positivamente il piano da 3,75 miliardi di Euro a sostegno del settore auto recentemente presentato dal Governo, auspicando che serva da stimolo al mercato alleviando al contempo la sofferenza dei concessionari, messi a dura prova dalla chiusura forzata.
Regno Unito – Prosegue il lockdown, proseguono i crolli: a maggio -89%
Con la prosecuzione del lockdown, continua nel Regno Unito la caduta del mercato, con le immatricolazioni che cedono pesantemente anche a maggio, ad appena 20.247 unità, contro le 183.724 di maggio 2019 (-89%). Di queste, i privati, con 12.900 veicoli, conquistano il 63,7%, 20 p.p. in più dello scorso anno. Le flotte registrano 6.638 unità contro le oltre 100.000 dello scorso anno (-93,4%) mentre le 709 delle società fanno perdere al canale l’81,1% dei volumi, riportando una quota del 3,5%. Naturalmente i cali sono generalizzati in tutti i segmenti e le motorizzazioni, ma fanno eccezione i veicoli elettrici, che aumentano di 429 unità rispetto allo scorso anno (+21,5%) grazie alla consegna di alcuni modelli premium e una quota che passa dall’1,1% al 12,0%. Grande recupero anche per le Plug-in (PHEV) che, seppur in calo del 65,1%, passano da una quota dell’1,3% al 4,1% con 825 unità. Crollano le quote di diesel (dal 26,7% al 17,0%) e benzina (dal 63,7 al 55,1%). Nei primi 5 mesi 2020 le vendite totali sono state 508.125, il 51,4% in meno del 1.045.824 di gennaio-maggio 2020. La recente riapertura dei concessionari segna un momento cruciale per l’intera filiera e per i lavoratori in essa impiegati ma secondo gli analisti è ancora troppo presto per prevedere l’andamento della domanda nel prossimo futuro.