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Veicoli commerciali e industriali

12 marzo 2018

Rallenta a febbraio il trend di crescita dei veicoli da lavoro (+4,2%). Il ricambio del parco circolante resta la nota dominante

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Con la decisa partenza di gennaio, grazie a una crescita a doppia cifra, il 2018 si era aperto con un ottimo risultato delle vendite di veicoli commerciali leggeri (autocarri con ppt fino a 3,5t). Prosegue anche per il mese di febbraio il trend positivo ma presenta un rallentamento rispetto al mese precedente. Secondo le stime elaborate e diffuse dal Centro Studi e Statistiche dell’UNRAE, l’Associazione delle Case Automobilistiche Estere, le immatricolazioni di autocarri di febbraio 2018 sono state 14.300, il 4,2% in più rispetto alle 13.727 dello stesso mese dello scorso anno, che comunque aveva chiuso in positivo (+7,7%) rispetto al febbraio 2016. Il primo bimestre, quindi, archivia 27.950 vendite di autocarri contro le 25.678 del periodo gennaio-febbraio dello scorso anno, che equivalgono a un aumento dell’8,8%.

 

“La composizione del parco circolante del comparto dei veicoli da lavoro – ha commentato Michele Crisci, Presidente dell’UNRAE, l’Associazione delle Case Automobilistiche Estere – deve mantenersi al centro del dibattito con i Decisori a livello locale e nazionale. Il settore dei veicoli da lavoro necessita di interventi strutturali che consentano un graduale ma più veloce processo di svecchiamento di un parco che conta più di un terzo del circolante ante Euro 3 (immatricolato prima dell’anno 2001, quindi con 17 anni di vita lavorativa). E’ questo un passaggio determinante se si vuole ottenere maggior sicurezza sulle nostre strade e il rispetto per l’ambiente”.

 

“Affinché questo avvenga – ha proseguito il Presidente Crisici – sono fondamentali misure come il Superammortamento (rinnovato, seppure in misura minore) ma è fondamentale anche intensificare la diffusione delle infrastrutture per i combustibili alternativi e quelle per la ricarica elettrica, senza, però, svantaggiare le alimentazioni tradizionali nel rispetto della neutralità tecnlogica e senza, quindi, emarginare i veicoli Euro 6, molto più virtuosi, in termini di emissioni, di quelli ante Euro 3.